martedì 25 novembre 2014

Middle Sea Race, ovvero o troppo o troppo poco (vento)

Partenza da Orio al Serio per Malta alle ore 16,10 del 17 ottobre 2014. Un taxi per raggiungere Futura,ormeggiata ad un pontile di Kalakara. Sorpresa, l’equipaggio sarà formato solo da sei persone, un po’ poche per condurre un 48 piedi in una regata di oltre 600 miglia. Comunque l’indomani alle 11 partenza. La linea di partenza è nel porto vecchio della Valletta, un fiordo profondo circondato dai palazzi storici della città. Ci sono oltre 100 barche, la maggior parte molto agguerrite, la partenza non è facile, anche perché il vento è irregolare, deviato, frenato o incanalato dalla conformazione della costa. Passare le due boe di disimpegno vale già una regata di bastone, comunque puntiamo a nord, verso Capo passero. Ci sono trai 10 e i 12 nodi di vento di bolina larga, la barca fila bene, ma chi è dotato di un gennaker perde un po’ in rotta, ma guadagna molto in velocità. Arrivati alla latitudine meridionale della Sicilia il vento comincia a scarseggiare e alterniamo un po’ tutte le andature. Imbocchiamo lo stretto di Messina di notte, con vento al traverso di buona intensità. Issiamo lo spi. Non è facile da governare, per i salti di vento e perché bisogna percorrere una specie di S, tra Sicilia e Calabria in un braccio di mare che, proseguendo verso nord, si restringe. In più bisogna rispettare la delimitazione del senso di traffico, per cui abbiamo a disposizione solo una metà del braccio di mare. La corrente è contraria e così, anche se il log ci dice che andiamo a 9 nodi, in realtà avanziamo solo a 4,5. Superato lo stretto siamo tutti stanchi, stanchezza che paghiamo con un errore di manovra che ci fa perdere ciò che avevamo guadagnato in un passaggio dello stretto ammirevole. Purtroppo puntando verso Strombolicchio, da lasciare a sinistra nel percorso, il vento cala, fino a quasi sparire. Avvistiamo Strombolicchio all’alba, lo passiamo solo dopo le 13. Passarlo è una difficile impresa, si bordeggia, con una bava di vento quasi impercettibile, ma la poca aria continua a saltare e la corrente ci spinge verso lo scoglio che funge da boa. E’ il miglio più lungo della mia vita. Puntiamo verso ovest, ma il vento manca sempre, al massimo facciamo 3/4 nodi. Nel frattempo le previsioni meteo ci informano che è in arrivo una situazione di vento fortissimo da nord-ovest su tutto il Mediterraneo occidentale. Se il vento ci avesse permesso di procedere costantemente a 7/8 nodi, avremmo potuto precedere la perturbazione, prendendone la prima, più debole, parte già nel Canale di Sicilia, prima a traverso, andando verso Pantelleria e poi quasi in poppa andando verso Lampedusa e Malta. La nostra lentezza non ci permette di precedere il vento forte. Pensiamo allora di cercare di rallentare affinché il peggio passasse prima di imboccare lo Stretto di Sicilia. Purtroppo però la perturbazione è molto più estesa di quanto si pensasse inizialmente e il Bollettino del mare dà fino a forza 12 tra Corsica e Sardegna e forza 9 nel tratto di mare che avremmo dovuto percorrere noi. Faticosamente, avanzando quasi impercettibilmente, siamo giunti nelle vicinanze di Palermo. A questo punto, anche in considerazione dell’inadeguatezza numerica dell’equipaggio, propongo di fermarci in quel porto. Si decide però di proseguire. Il vento arriva, violento e dritto di prua, solleva onda ripida. Ci teniamo sotto costa per avere un vento un po’ meno violento, ma affrontiamo onde alte fino a 6 metri con trinchetta, che dopo un po’ si straccia come un foglio di carta e randa con tre mani di terzaroli. Sono stremato, anche perché ho dormito pochissimo. Faccio di nuovo presente che sarebbe più prudente invertire la rotta e cercare riparo a Palermo, ma si decide di perseverare. Scendo sotto coperta e sono colto da un mal di mare violentissimo, come non mi era mai capitato. Ad un cero punto Futura è colpita da un’onda particolarmente alta e ripida. Alessio, al timone in quel momento, è sbattuto violentemente contro il pistone idraulico del paterazzo, Beppe si ritrova contro le reti stese lungo le draglie. Sotto coperta è un caos ed io, che sono in bagno a vomitare, sbatto violentemente la fronte contro un armadietto ferendomi. A questo punto si decide di fare rotta su Trapani e di rifugiarsi lì, mente la Guardia Costiera emette un comunicato radio che ingiunge a tutti i partecipanti della regata di raggiungere il porto più vicino. La mia Middle Sea Race si conclude al pronto soccorso di Trapani, dove mi vengono applicati tre punti di sutura. In ogni caso sto bene e i danni alla barca sono limitati alla vela strappata. Dopo due giorni di turismo a Trapani rientro a Milano in aereo, mentre gli altri proseguono per riportare la barca a Malta. Non abbiamo portato a termine la regata, ma, almeno per quanto mi riguarda, ho imparato un po’ di cose, prima fra tutte che bisogna aver presenti i limiti della barca, ma anche quelli fisici, numerici e tecnici dell’equipaggio. Stroboli in bonaccia
Alba senza vento

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