lunedì 16 maggio 2016

La regata dei cetacei - Balene

Partecipiamo ad inizio aprile alla prima delle "lunghe" in programma: La regata dei cetacei. Partiamo da lavagna il 7 aprile all'alba e, dopo un trasferimento assolutamente tranquillo, giungiamo a Viareggio nel primo pomeriggio. Il mattino seguente finiamo di sistemare la barca e, nel pomeriggio partecipiamo al breafing. Con sorpresa veniamo a sapere di un cambiamento di percorso, generalmente questa regata parte da Viareggio dirigendosi a Nord, doppia l'isola del Tino, lasciandola a sinistra, e si dirige a Sud verso la Giraglia da lasciare ancora a sinistra e torna a Viareggio; quest'anno invece, a causa di esercitazioni militari nei pressi del Tino, il percorso prevede, dopo la partenza da Viareggio, di dirigersi a Sud, di lasciare a destra il faro più settentrionale delle secche della Meloria, di lasciare ancora a destra la Capraia, dirigendosi sulla Giraglia da lasciare anch'essa a destra e il ritorno a Viareggio. Durante il breafing meteo veniamo informati che si prevede vento debole, al massimo moderato, fino alla Giraglia dove sarebbe stato possibile un non molto consistente rinforzo. Si parte alle 17,30 dell'8 aprile. Uscendo dal porto di Viareggio un'onda formata, particolarmente fastidiosa in uscita da Viareggio, ci avverte che, almeno in lontananza, è in corso una buriana. Partiamo prudenti, fiocco e randa, ma il vento cala e chi ha utilizzato il genoa viaggia più di noi. Cambio di vela e issiamo il genoa olimpico recuperando un po' sugli altri concorrenti e girando il faro, circondato da secche poco rassicuranti, ancora con la luce. Appena cala il buio il vento, da Ovest-Nord-Ovest, inizia ad aumentare, mentre il mare cresce e si fa ben presto molto grosso. Inizia il balletto delle riduzioni di vela, prima prendiamo una mano di terzaroli, poi mettiamo il fiocco, poi la seconda e la terza mano di terzaroli, poi passiamo alla tormentina e poi ammainiamo del tutto la randa. Il vento cresce sempre, facciamo in tempo a leggere sullo strumento 43 nodi, poi l'anemometro, così come il windex e l'antenna del vhf si rompono. Il mare è veramente grosso, le onde rompono in coperte e, al buio, riusciamo a vedere solo la cresta bianca prima che si abbatta su di noi. Bagnati fradici, infreddoliti e colpiti dal mal di mare decidiamo di fermarci in Capraia, nel cui porto giungiamo, sotto una pioggia battente, alle 8,30 del giorno 9, dopo 12 ore ininterrotte di vento e mare veramente infami. Facciamo colazione con ancora la sensazione di dondolare, poi riposiamo un po' tra indumenti, vele e sacchi a pelo bagnati. A pranzo ci concediamo un primo caldo e nel pomeriggio cerchiamo di far asciugare un po' e riordinare la roba, mentre è tornato il sole. Ripartiamo all'alba del 10 e ci dirigiamo al porto di Fezzano (la Spezia) con un cielo limpido, mare calmo e, verso la fine del trasferimento, un bel venticello che ci spinge a 6 nodi. Ormeggiamo alle 16 circa, un po' di corsa riesco a prendere il treno da Spezia per Milano delle 18,10 e si conclude così per me questa avventura. Siamo un po' delusi per non aver finito, ma in mezzo a tutta quella buriana, non abbiamo fatto nessun errore, non abbiamo provocato danni (quel che si è rotto era fuori della nostra portata) e abbiamo mantenuto la calma. Del resto su 33 barche partite ne sono arrivate solo 9 e tutte più grandi di noi. Un'esperienza comunque importante e da mettere in conto da chi va per mare. L'interno di Dea dopo la buriana

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